Frank (Lenny Abrahamson, 2014). Un inno alla non normalità.

frank slowfilm recensione anteprimaPubblicato su Bologna Cult

Titolo di punta del 10° Biografilm, con la grossa maschera di cartapesta che riempie i manifesti del Festival, Frank è un’anteprima italiana da non perdere, all’Arlecchino venerdì 13 giugno alle 22.00 e domenica 15 alle 21.00, al Lumière sabato 14 alle 15.00 e lunedì 16 all’Odeon, alle 19.00.

È un film di fiction, quello dell’irlandese Lenny Abrahamson, ma strettamente legato al racconto di storie di vita, mettendo in scena le vicende iperreali di un immaginario gruppo musicale decisamente di nicchia, i Soronprfbs. Ci sono film che inseguono le azioni e altri che, attraverso lo svolgersi dell’intreccio, cercano la rappresentazione dell’interiorità, dell’animo dei protagonisti; il film di Abrahamson fa parte di questo secondo gruppo, ed è abitato da personaggi che appaiono incubatori di dubbi, di incertezze, e di guizzi vitali. Gran parte dei Soronprfbs è costituita da abituali frequentatori di reparti psichiatrici, e all’interno del gruppo la crisi – individuale o relazionale – è all’ordine del giorno. La nostra guida è Joe, un giovane musicista dalle aspirazioni pop, che entra per caso a far parte della band di Frank (Michael Fassbender). Quest’ultimo è un talento musicale, propenso alle composizioni sbilenche e psichedeliche, che ha sostituito il suo volto con una grossa testa di cartapesta, una difesa verso il mondo esterno di cui non si priva in alcun momento.

Attraverso i conflitti innescati dal confronto con il nuovo arrivato Joe, che vuole rendere appetibili al pubblico le capacità del gruppo, e il rifiuto di ogni compromesso da parte del resto della band e in particolare della radicale Clara (un’ottima Maggie Gyllenhaal), si sviluppa uno dei temi centrali del film: quello che riguarda la creatività e l’espressione artistica. Problema strettamente legato a quello dell’identità, concentrato nella figura grottesca di Fassbender che, al di là delle sue capacità musicali, sembra impossibilitato a identificarsi con un carattere definito, che possa essere accettato e riconosciuto dagli altri. In continua oscillazione fra il desiderio di rispecchiarsi, e forse ricomporsi, attraverso l’apprezzamento di un pubblico, e la spinta a esprimere solo il proprio caos individuale, Frank è un inno alla non normalità, che Abrahamson riporta e amplifica nella struttura e la storia del film.

C’è anche tanta musica in Frank, molto curata, che riflette i documentari e le biografie di nomi leggendariamente oscuri del rock, da Daniel Johnston e Captain Beefheart, citati dallo stesso regista, ai ricordi degli aneddoti su Jim Morrison, che eseguiva i suoi primi concerti dando le spalle al pubblico, e Mick Jagger, che i racconti vogliono così permeabile alle suggestioni esterne da rimanere incastrato nel personaggio che interpretava nel film Sadismo.

Ma Frank è anche un film ironico, divertente, in ogni aspetto più movimento di Garage, il bell’esordio dell’autore, che è invece più formale e meditativo. Conserva rispetto allo stesso la capacità di mescolare i toni e i registri con naturalezza, e di sapersi avvicinare a personaggi non semplici senza essere enfatico, né eccessivamente distaccato.

2 pensieri su “Frank (Lenny Abrahamson, 2014). Un inno alla non normalità.

  1. di solito vedo tutti i film che consigli, ma questo lo avevo saltato a pie’ pari perché dalla locandina avevo pensato a un disegno animato… invece è un film coi personaggi in carne ossa e cartapesta e pure un gran bel film, grazie mille del suggerimento! i love you all!
    ob

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