American Animals e la mancanza di film coi controcazzi

Non vedo film coi controcazzi da un tempo ormai ingombrante. Non che sia brutto, American Animals, il film che Bart Layton ha per la prima volta mostrato al pubblico nello sfavorevole anno di nostro Signore 2018, e portato anche in Italia nello sfavorevole anno di nostro Signore 2019. Dicevo, non che sia brutto, ma ho capito che ha soprattutto investito in una branca del marketing che in qualche modo deve essermi contigua. L’ho visto spuntare fuori ovunque e mi dicevano questo è per te, è una gran figata ficata, non è il film della vita, ma ha in serbo un certo numero di sorprese. Sono nel target di American Animals, mi sta bene, ma proprio per questo avrebbe dovuto darmi di più. Perché non riesco neanche a vedere più tanti film, e allora quelli a cui mi dedico devono essere capaci di ricambiarmi. Scrivere anche del film? Sì, un po’ scrivo anche del film. Solo un po’, che chi diamine legge più di film. Ecco: Si punta tutto sul fatto che la ricostruzione della rapina sia una fedele ricostruzione della rapina che hanno costruito quattro ragazzi nel 2003 per rubare libri con gli animali, molto preziosi, libri grossi e antichi. L’altra cosa su cui si punta molto, ma proprio molto, è che a certificare la fedeltà della ricostruzione della rapina compaiano nel film anche i veri ladri. Detenuti. La rapina non è andata bene. Ci sono gli attori che fanno i ladri, e i veri ladri che certificano la veridicità di quel che dicono gli attori. Come se avessi bisogno di sapere che qualcosa sia reale, per crederci. Come se avessi bisogno di credere che c’è una una realtà in cui credere. Come se la realtà cinematografica non sia sempre stata molto più adeguata della realtà reale. Insomma questi quattro ragazzi pianificano, molto accuratamente. Al punto che vogliono trovare a chi vendere, prima di rubare, disegnare fedeli ricostruzioni della biblioteca universitaria che custodisce i libri molto preziosi, prima di provare a prenderli, studiare i tempi i movimenti le fisionomie le abitudini il ph della pelle di chi lavora nella biblioteca, prima di ogni altra cosa. Ma tutto questo è inutile, perché American Animals racconta il colpo di non ladri, che hanno visto i film di rapine e immaginano come rifarli, ma non possono, perché sono film. E non è che semplicemente le cose vanno male, è che tutti quei preparativi non servono assolutamente a niente. Quindi abbiamo un film di rapina che non può essere un film di rapina, per l’inadeguatezza dei suoi protagonisti, che hanno scambiato, loro, non noi loro, la realtà con dei film e poi viene Bart Layton a infilare la realtà, viziata all’origine, nel suo film dalla sorprendente consistenza documentaria. E insomma il film si regge proprio su questa spirale, sull’essere e non essere, sul rendere filmica la vita ma dimostrando che la vita non è filmica, e per quanto l’idea possa avere un suo senso, ti assicuro, Bart Layton, che non è bastata, da sola, a farmi rimanere con la bocca aperta per due ore. Se mi fossi accorto prima, Bart Layton, che sei lo stesso che sette anni fa aveva fatto The Imposter, avrei visto questo tuo nuovo film con minori aspettative, forse non l’avrei visto, cosciente di essere più che altro incappato in una targetizzazione abbastanza accurata. Ma non è un brutto film, c’è il ragazzo strano de Il Sacrificio del Cervo Sacro, ce n’è un altro che in più di un momento è uguale al giovane Malcolm McDowell, quindi un ragazzo cui affezionarsi. Ma la spirale, gli incroci fortuiti di sguardi fra attori e veri ragazzi ladri, non bastano. Dopo un milione di righe, dai margini puntualmente giustificati, mi sembra chiaro che non bastino, come è chiaro che da troppo tempo non veda più un film coi controcazzi. E lo so, sarà difficile spiegarlo, impossibile far capire che è uno degli autori, forse l’autore, cui in assoluto voglio più bene, ma il prossimo film di Jarmusch sarà il film più brutto con il cast più bello di sempre. Lo si è capito dalle prime foto, da tutti quei nomi stupendi, dal precedente autoreferenziale di Only Lovers Left Alive, dalla distanza fin troppo ricercata dall’ultimo Paterson che è invece una meraviglia. Ma andrà così, succederà fra pochi giorni, ma anche se fossimo già nel 2020, saremmo comunque in uno sfavorevole anno del nostro Signore.

(3/5)