Un po’ di francesi: The Animal Kingdom, The Fighters, Yannick, Mars Express

The Animal Kingdom (2023) è il secondo film dell’abbastanza giovane Thomas Cailley, ed è un ottimo film di genere. Si muove dalle parti di Lasciami Entrare e Border, riflettendo su cosa definisca l’umano e il disumano, sui cambiamenti individuali e le resistenze collettive, elabora i topoi dell’horror sottoponendoli a una rivisitazione estetica che li rende più pittorici che minacciosi. Cailley racconta storie di maturazione, di amicizia, di conflitto con la società, attraverso una regia precisa e limpida. I mutanti sono rifiniti con un uso intelligente degli effetti speciali, e spesso sono presentati soffermandosi sui loro sguardi, consapevoli di una diversità che pure non faticano ad accettare, messi in pericolo dalla paura che suscitano. Da citare la bellissima colonna sonora del già bravissimo Andrea Laszlo De Simone, che contribuisce attivamente a creare l’anima del film, e ha meritatamente vinto il Premio César. 4/5

The Fighters – Addestramento di vita è l’esordio di Cailley, del 2014. Un piccolo film che pure esplora un territorio comune, l’evoluzione di un rapporto tra un ragazzo e una ragazza e il loro oscillare fra la ricerca dell’approvazione degli altri e la voglia di maturare le loro particolarità. Il film è leggero ma non futile, spesso divertente, anche questo ben scritto e diretto. 3,5/5

Yannick – La rivincita degli spettatori (Quentin Dupieux 2023) è quasi un mediometraggio, tolti i titoli di coda dura non più di un’ora. Un tempo che permetterebbe di realizzare qualcosa di limato ed efficace, o di fare un film che sembra voler dire qualcosa, ma che non riesce ad esprimersi molto chiaramente. Dupieux si muove sulk secondo binario. Yannick, nella sua brevità, riesce a dare spazio a ripetizioni e contraddizioni, un meccanismo che non vuole essere “a orologeria”, ma che non riesce neanche a trovare una dimensione personale convincente, con il suo metadiscorso più vanitoso che significativo. Stiracchiato, nonostante tutto. 2,5/5

Mars Express (Jérémie Périn 2023) è un film di animazione che meriterebbe molta più attenzione, decisamente superiore alla maggior parte delle produzioni recenti. Il film è complesso, richiama moltissimi capisaldi del genere, ma riesce a riproporli in maniera efficace. L’ambientazione, quasi obbligatoriamente per un noir sci-fi, riporta a Blade Runner, ma ci sono anche scene d’azione che richiamano Terminator 2 e Ghost in the Shell, gadget tecnologici organici molto vicini all’Existenz di Cronenberg, persino creature ingombranti in sospensione acquosa che ricordano il Dune di Lynch. L’animazione è ottima, fluida e bella da vedere, la cosa che colpisce di più è la varietà di forme di vita consapevole che abitano la Terra e le sue colonie: umani, robot antropomorfi e robot formati per specifiche funzionalità, meccanici o ibridi, cyborg con backup umani, coscienze del tutto artificiali, ecc. Un’esplosione di varietà e specificità non troppo diversa da quella di Animal Kingdom, con i conseguenti conflitti e scontri per il riconoscimento da parte delle forme di vita che intendono imporre la loro normalità. 4/5

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