È andata così

I Mitchell contro le macchine: 4/5
Molto divertente e ben fatto I Mitchell contro le Macchine, storia di famiglia mediamente incasinata alla prese con l’apocalisse robot. Animazione con tratti di ibridazione, ritmo veloce ma non epilettico, la migliore produzione occidentale vista negli ultimi tempi. Sta su Netflix.

Luca: 4/5
Un film vero, ben scritto, pieno di riferimenti ma anche di idee, bravi tutti.

A man in love: 4/5
Taiwanese agrodolce alla massima potenza.

The suicide squad: 2/5
Francamente imbarazzante.

Shinko e la magia millenaria: 3,5/5
È un Gualtiero Cannarsi in piena forma, quello dell’adattamento recente di Shinko e la Magia Millenaria. Una lucidità che al confronto l’Hunter Thompson di Paura e Delirio è un monaco birmano. Lui rimane uno dei più grandi misteri italiani, detestato da decenni, è sempre lì. Shinko è un film del 2009 di Sunao Katabuchi, animatore Ghibli che conserva una forte impronta Ghibli. Giappone anni ’50, storie di gioventù agreste, squarci di quotidianità a tratti molto dura (come nel suo più recente In Questo Angolo di Mondo), mitigata dalla voglia di scoprire la vita dei ragazzini protagonisti. Ogni dialogo è reso in maniera assurda e forzata, a volte con errori evidenti di denominazione degli oggetti. L’imbarazzo dei doppiatori è palpabile. Se si riesce a sopportare l’opera del Distruttore, il film è bello, dal taglio letterario, descrittivo e delicatamente biografico.

Riflessi sulla Pelle: 4/5
Scritto e diretto da Philip Ridley, nel 1990. Film con un giovane Viggo Mortensen e protagonista un bambino che ha fatto solo questo, per poi rimanere probabilmente traumatizzato a vita. L’ambiente è l’America delle case di legno oblique, alla Hopper, sperdute nei campi di grano. Una manciata di figure perse nell’isolamento spaziale ed emotivo, in continua relazione con la violenza, la perdita e la morte. Un’impostazione espressionista con luci nette, linee spezzate e balzi su primi piani allucinati. Spazi modellati dallo smarrimento dei protagonisti, una ferocia costante e interiorizzata che sovrappone la specifica realtà – con il completo rifiuto del “diverso”, la negazione e il ribaltamento dell’innocenza – alla violenza e l’abbandono universale. Adotta cornici e personaggi da fiaba cupa, ma senza concedere la scappatoia dell’irrealtà o dell’incubo. Una bestia strana, complessa e disturbante, che difficilmente potrebbe essere realizzata in questo periodo. Si trova su Prime.

A single man: 4,5/5
I film a Tom Ford vengono straordinariamente bene, peccato ne faccia così pochi. Recuperato con ritardo, questo è un film potente ed equilibrato, una grande prova in ogni comparto.

Sing street: 4/5
Storia giovanile romantica agrodolce divertente anniottanta con molta musica. Va dritto per la sua strada, se ne fotte della plausibilità, ma è anche il suo bello.

Vi presento Toni Erdmann: 2,5/5
Mi domandavo se esista l’umorismo tedesco. La risposta definitiva è: no.

Minari: 3/5
Vincitore di varie cose e candidato a molti Oscar importanti, fra i quali film e regia. Avevo letto recensioni solari, speravo in una cosa alla Kikujiro, ma non è precisamente così. Minari è una storia familiare e pionieristica, negli Stati Uniti reaganiani, con genitori, due figli e nonna coreana a cercare di sfangarla negli spazi dell’Arkansas. Un film di confronto umano, interno ed esterno al nucleo, che accosta, nella crescita del figlio minore, il disincanto ancestrale della nonna (personaggio migliore) ai nuovi riti della comunità cristiana d’adozione. Il tutto in diretta dipendenza con le forze della natura e della fortuna. Non è un film opprimente o cupo, ma neanche una passeggiata di salute. Ben diretto, piacevole da vedere, ma non epocale, nel bene e nel male non calca mai la mano.

1917: 2,5/5
Non nutro particolare rancore verso 1917, ma quel che mi viene da dire è che la complessità dell’intreccio se la gioca con L’innaffiatore innaffiato dei Lumière, e che in generale ho avuto l’impressione di attraversare un’installazione sulla prima guerra mondiale. Una World War Experience spesso vuota, visitata fuori dalle ore di punta.

On the rocks: 3/5
Bill Murray è una specie di Berlusconi colto e liberal, e lo fanno recitare più del solito. Dice un buon numero di cose, canta, si muove pure un po’, non si limita a comparire ogni tanto con sguardo Murray. Il film è effettivamente un filmino, Coppola direi invisibile, ma per vedere un piccolo film garbato va bene.

Dov’è il mio corpo?: 4/5
Un bel film, triste ma non mortale, che integra bene il fantastico in modo da dare senso e originalità alla storia di vita.

Uncut gems: 3/5
Non è brutto, ma speravo nel filmone invece è un filmino. Sì c’è Scorsese, De Palma, una gestione del suono che ricorda le voci di Altman, tutte sullo stesso piano, ma più di tutti Ferrara. Quel Ferrara sconclusionato e un po’ pretestuoso di New Rose Hotel e soprattutto Go Go Tales che a me stava assai simpatico, ma che il resto del mondo – che adesso insegue questo titolo dei Safdie – prendeva per il culo e vedeva perso senza l’aiuto di Nicholas St. John. Ferrara aveva la spontaneità del tossico, qui invece ci si prende sul serio e Sandler, visto che ha fatto un film che a lui sarà parso bizzarro, è stato mesi a reclamare Oscar, Nobel, Orsi di pezza. La miriade di riferimenti lascia intendere come l’impianto non sia propriamente rivoluzionario, ma almeno è uno dei pochi titoli a distribuzione Netflix che non ha la patina Netflix.

Ema: 3,5/5
Molto bello da vedere, fotografia limpida, begli interni postindustriali e spazi urbani, azzeccati gli attori, mi aspettavo però qualcosa in più. Specialmente nella scrittura che, dati gli argomenti trattati, rimane forse non troppo d’impatto, come le numerose scene di danza che scandiscono la storia. Comunque un interessante melò moderno. Divertente l’invettiva contro il reggaeton.

Alita: 4/5
Action sci-fi che funziona. Infatti lo hanno mollato a metà della storia.

Dear ex: 3,5/5
Taiwanese un po’ melò, un po’ fumetto. Si lascia vedere, con alcuni momenti buoni.

Raya e l’ultimo drago: 3/5
Esteticamente buono, tutto il resto inconsistente.

Uncle Frank: 3/5
Storia familiare molto minimal, con una protagonista che sembra debba essere tale, e invece è solo un pretesto.

City of lost things: 2,5/5
Un espediente pretenzioso per un film con molti cali.

Gentlemen: 3,5/5
Guy Ritchie funzionante.

Hanna: 3/5
Molto tirato, così tirato da diventare piatto. Saoirse Ronan sempre brava.

Hamilton: 4/5
Spettacolone.

Little Joe: 2,5/5
Un messaggio non banale, ma non basta a fare il film.

Tesnota: 3/5
Kantemir Balagov molto meglio nella sua prova successiva, La ragazza d’autunno. Film per me inquinato dalla violenza reale.

Days (Rizi): 3,5/5
Tsai Ming-liang pittorico, radicale, ma se hai visto tutto il resto hai visto anche questo.

Bande à part: 4/5
Folle.

Anchorman: 2,5/5
Pensavo meglio.

Primo amore: 4/5
Duro, ben fatto, un film vero.

Over the Moon: 3/5
Carino ma anche un po’ troppo plastificato.

Baby Driver: 4/5
(S)corre bene, ci sa mettere il suo, oltre a tanta buona musica.

Mister Link: 4/5
Bella stop motion, molto filmica.

First cow: 3,5/5
Piccolo e poetico racconto western.

Cafè society: 3/5
Si lascia vedere, si dimentica in fretta.

Il mistero Henry Pick: 2,5/5
Speravo meglio, si sorride un paio di volte.

Paura del portiere: 3/5
Le origini di Wenders, interessante.

I origin: 2,5/5
Un film a tema, un po’ new age, tanti sospiri, ma abbastanza inconcludente.

Un altro giro: 3/5
Poco centrato, purtroppo.

Chaos walking: 2,5/5
Sci-fi abbozzata, esteticamente e narrativamente.

Crudelia: 3/5
Bello da vedere, colonna sonora ruffianissima ma ovviamente d’impatto, mantiene non più della metà delle sue promesse.

Vivo: 2,5/5
Un’animazione stravista e poco curata, noiose anche le canzoni.

Words Bubble Up Like Soda Pop: 4/5
Anime ben fatto, forte di una cifra personale. Riuscita rappresentazione dei nuovi mezzi, profili digitali per nuove generazioni e aspiranti idol, che si mescola alla ricerca di emozioni e supporti passati. Bel film sentimentale, che non cade nel sentimentalismo.

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