Minima Immoralia, maxisanatoria di film vari ed eventuali

Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse (James Gray 2022), a dispetto del titolo emmerichiano, quello di Gray è un piacevole titolo di formazione, presumibilmente d’ispirazione autobiografica, immerso negli anni ’80 americani. Ben equilibrato, più di una manciata di ottimi interpreti (Anthony Hopkins, Jeremy Strong, Anne Hathaway…), regia solida, meriterebbe di essere conosciuto di più. 4/5

The Party (2017), tragicommedia lampo, teatrale e in bianco e nero di Sally Potter, con un mucchio di attoroni (Kristin Scott Thomas, Cillian Murphy, Timothy Spall, Patricia Clarkson, il nostro amico Bruno Ganz) variamente esasperati dall’esistenza. Assolutamente godibile. (3,5/5)

Saltburn (Emerald Fennell 2023), per qualche momento è stato il caso del momento, su Amazon. L’impianto teorico è molto vicino a Il Talento di Mister Ripley, ma è un film estremamente estetizzante e didascalico, e ridotto a prodotto social il suo impatto è stato limitato a una scena e poco più. Molto diversa, ma anche molto più riuscita, la più o meno contemporanea serie Ripley. 2,5/5

Il Talento di Mr. Ripley (Anthony Minghella 1999), filmone decisamente anni ’90, recuperato sulla scia della serie. Impianto pop, montaggio serrato, dimostra tutti i suoi anni e anche qualcuno in più, ma ha il suo perché. 3,5/5

C’è Ancora Domani (Paola Cortellesi 2023), film perfetto per le sfrenate polarizzazioni del pubblico online, ho il problema di non potermi accomodare da nessuna delle due parti. Pur condividendo a pieno le basi teoriche e anche didattiche, non posso negare che mi sembri un film con più di qualche problema di scrittura e scolastico dal punto di vista registico, che si preoccupa di più di realizzare scene con messaggi importanti, che di costruirle in maniera coerente. Comunque una interessante opera prima, dal successo innegabile. 3/5

Foglie al Vento (Aki Kaurismäki 2023), un film così Kaurismäki che il nostro non ha pensato di doverci mettere molto altro. Quadri fissi, silenzi, una storia kaurismakamente romantica, un accenno di mondo esterno allo sfascio. Più che un film una firma, un tag. 2,5/5

Il Pataffio (Francesco Lagi 2022), film italiano comodamente su Netflix, credo piuttosto oscuro (ma magari sbaglio, e ha anche lui la sua fanbase). Avventure cavalleresche e scalcagnatissime del Marconte Berlocchio (un Lino Musella assolutamente in parte), evidenti i richiami a Brancaleone. Alcune scene sono telefonate e sfilacciate, ma il film porta anche qualche risata e un notevole carico di amarezza. Si lascia vedere. 3/5

Il Mondo Dietro di Te (Sam Esmail 2023), altro titolone Netflix tendente al flop galattico. Film per molti versi ingiustificabile, ha buoni momenti che ricordano un Rumore Bianco meno ermetico, poi sceglie una strada del tutto sconclusionata. 2/5

La Terra dei Figli (Claudio Cupellini 2021), tratto dall’angosciante e postapocalittica graphic novel di Gipi (che già non è fra le sue migliori), ne riproduce il senso di perdita e disperazione, ma dovessi dire che c’è qualche invenzione che mi ha particolarmente colpito, mentirei. Sensazione simile, ma ancora più scarna, per L’ultimo Terrestre (Gianni Pacinotti 2011). 2,5/5 a entrambi

Los Colonos (Felipe Gálvez, Felipe Gálvez Haberle 2024), cruda e annichilente storia di frontiera (quella fra Argentina e Cile), fatta di spazi di cui appropriarsi, sopraffazioni, violenze (visivamente non troppo esibite, ma molto presenti). Ricorda sia gli spazi di Malick che la mancanza d’aria di Kelly Reichardt. Alcune immagini e scene davvero notevoli. 4/5

Old Fox (Ya-chuan Hsiao 2023), taiwanese, miglior film visto nella rassegna dedicata al Far East Film Festival, e ottimo film in assoluto. Solida sceneggiatura di stampo classico, sulla conoscenza / confronto / rivalità / identificazione tra un ragazzino tipicamente sfortunato, bullizzato e intelligente, e l’anziano boss di quartiere. Bello, bravo. 4/5

Takano Tofu (Mitsuhiro Mihara 2023) è invece il titolo giapponese che il FEFF l’ha vinto. Storia edificante di padre e figlia, crescita e invecchiamento, susseguirsi di stagioni. Carino, confezionato per esserlo, molto più usuale del titolo citato su. 3/5

Tales of Taipei (AA.VV. 2023), ultimo titolo visto del FEFF, è un film a episodi realizzato da una decina di registi taiwanesi più o meno emergenti. Diverse tematiche, stili, riferimenti di genere, ma, per la verità, poco o niente che convinca davvero. Stracolmo eppure poco consistente. 2/5

Un Divano a Tunisi (Manele Labidi Labbé 2019), deliziosa, piccola commedia con un’altrettanto gradevole Golshifteh Farahani (Paterson). 3,5/5

Drive Away Dolls (Ethan Coen 2024), se l’escursione solitaria dell’altro fratello Coen, il The Tragedy of Macbeth di Joel, è riuscita alla grande, lo stesso non si può dire per questo film. Più di un occhio strizzato a Tarantino, anche se si può giustamente parlare di un ritorno alle dinamiche dei loro primi film (Blood Simple, Arizona Junior), ma perdendosi per strada. Alcune cose buone, senza colpa le protagoniste (Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan), ma troppo sfilacciato il tutto, alla ricerca di un grottesco che, purtroppo, non fa ridere. Cosa che succede anche in alcuni titoli del duo, specialmente anni ’00. Quindi è interessante vedere esprimersi separatamente le due anime, la geometria e in cazzeggio, il dramma e la farsa, ma questo Drive Away Dolls tira verso il pasticcio. 2,5/5

Unfrosted (Jerry Seinfeld 2024), allegra, demenziale, puramente americana comedy a firma Seinfeld comparsa su Netflix. Per una serata molto spensierata fa il suo lavoro, anche con eventuale pubblico giovanissimo. 3,5/5

[sono stanco]

Inu-oh (Masaaki Yuasa 2021), lungometraggio animato dell’indubbiamente talentuoso Masaaki Yuasa, dal Giappone. Il film ha invenzioni visive notevoli, bizzarre e originali, ma tutta la seconda parte vira sull’opera rock decisamente ripetitiva. Molto interessante, ma un po’ ti affossa. 3/5

Civil War (Alex Garland 2024), mi piace Garland, ha fatto cose che mi piacciono molto (come Devs, ma anche Annientamento), e altre meno, in cui sembra voler infiorettare discorsi intimamente banali. Civil War è una via di mezzo, sembra, in gran parte, l’antefatto di The Road, o la sua trasposizione qualche decennio prima. Il discorso sull’immagine come testimonianza e racconto è molto esplicito, ed è anche la parte, credo, con maggiori licenze riguardo la verosimiglianza. Gli intermezzi pop con orrori su pezzi dei Suicide e altri sono coinvolgenti, ma la creazione delle clip è molto esibita, dà un senso di posticcio. Non mi è dispiaciuto, ma speravo mi sarebbe piaciuto di più. 3/5

Monster (Kore’eda Hirokazu 2023). Il giapponese Kore-eda è sempre bravo, non credo ci siano in giro molti altri autori con la sua solidità di scrittura e regia, con una visione del cinema così definita ed efficace. Anche questa una storia di crescita, di formazione, ben intrisa delle rigidità e le contraddizioni della società nipponica. Filmone. 4/5

Godzilla Minus One (Takashi Yamazaki 2023), l’ultimo Godzilla della cucciolata, che si rivela a 70 anni dalle intemperanze del capostipite, è un Godzilla pienamente anni ’50: ingombrante, divertente, atomico, animalesco. Infatti funziona. 3,5/5

[ho finito, ma a quale prezzo?]

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